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Cesare Fantacchiotti. Scultore 1844-1922

di Lia Bernini, Valentino Moradei Gabbrielli, Enrico Sartoni


pp. 216+74, f.to 17×24, ill. col e b/n., 2024
ISBN 978-88-6550-924-1
€ 25

Solidamente basata a Firenze, l’attività di Cesare Fantacchiotti, figlio del celebre Odoardo, non ebbe confini, raggiungendo con i viaggi e con le opere tanto i paesi europei, quanto gli Stati Uniti d’America, la Russia, l’estremo Oriente, da dove si guardava a Firenze con un punto di riferimento per le arti del passato come del presente. La rilevanza di Cesare e in generale della bottega dei Fantacchiotti, ben nota agli addetti ai lavori, è emersa attraverso l’occasione di confronto scientifico del 2022, cui l’Accademia delle Arti del Disegno è stata pronta a collaborare in ogni modo possibile, e la messa a punto dei contributi a firma di specialisti di riconosciuta autorità, qui raccolti e pubblicati col sostegno dell’Accademia stessa. è la naturale prosecuzione di quel fecondo rapporto che condusse nel 2021 alla pubblicazione degli scritti prodotti attorno a Odoardo Fantacchiotti a partire dal 2011, secondo centenario della nascita dello scultore (1811-1877), che risultò possibile anche grazie alle Edizioni dell’Assemblea della Regione Toscana.

Fin dai primi saggi di questo bel volume, dedicati alla biografia di Cesare Fantacchiotti, la sua figura si delinea all’insegna della formazione d’eccellenza, dello spessore culturale, della proiezione internazionale. Lia Bernini già nella biografia mette in evidenza come negli anni giovanili, decisivi per la costruzione della personalità di Fantacchiotti, alla frequentazione dei corsi nell’Accademia di Belle Arti si accompagnasse il tirocinio privato nello studio paterno e l’amicizia con i Macchiaioli del Caffè Michelangiolo. E fu grazie a questa «solida educazione basata sullo studio del disegno» che gli poté mettere a frutto le congiunture favorevoli del suo tempo, allorché si rinnovarono a Firenze i fasti che la scultura aveva vissuto nel Rinascimento, sino ad affiancare alla sua attività impegnativi ruoli istituzionali: componente del Consiglio Superiore di Belle Arti Roma, Presidente della Classe di Scultura nell’Accademia delle Arti del Disegno a Firenze, partecipe delle consultazioni e delle decisioni in materia artistica in città. Sulla precoce formazione in Accademia a partire dall’anno scolastico 1856-57 fin oltre il 1863 si concentra Cristina Frulli, correggendo su base documentaria la convinzione corrente che egli non la frequentasse mai e che studiasse solo nell’atelier paterno. Il rapporto fra Cesare Fantacchiotti e la pittura del secondo Ottocento, macchiaiola e non soltanto, è ricostruito da Silvestra Bietoletti entro il dibattito sul naturalismo nelle arti. Giulia Coco dal canto suo propone l’esperienza di Fantacchiotti nel Collegio dei professori dell’Accademia del Disegno, dove entrò alla fine del 1875 come «membro di merito corrispondente» per poi percorrere i diversi gradi di associazione fino alla presidenza della Sezione di Scultura, in anni segnati da vivaci controversie interne con ricadute esterne: un incarico assolto con la piena consapevolezza del suo alto valore civile e culturale. Dell’impegno civile tratta Enrico Sartoni a proposito del coinvolgimento di Fantacchiotti nei primi anni dell’Ufficio Belle Arti del Comune di Firenze, in dialettica con l’autorità statale per la tutela rappresentata dal Ministero della Pubblica Istruzione: un ruolo che lo vide attivo in questioni di grande peso per il presente e il futuro della città, quali il riordinamento del centro storico, le modifiche al sistema museale previste per le celebrazioni nei 50 anni dell’unità del Regno nel 1911 e, più in generale, la conciliazione fra le esigenze diverse di conservazione, ripristino storicistico, innovazione. Al di là dei fervori polemici se ne evince una costante e intensa partecipazione degli artisti alle decisioni cittadine, della quale purtroppo non si vede l’equivalente ai nostri giorni.

Insieme con altri architetti e artisti, dei quali il più ricordato è Galileo Chini, Fantacchiotti partecipò alla grande stagione di committenza pubblica fiorita a Bangkok al tempo dei re del Siam Chulalongkorn Rama V e Vajiravudh Rama VI.

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