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Le metamorfosi dell’utopia. Anton Francesco Doni e l’immaginario utopico di metà ‘500

metamorfosi_utopiadi Christian Rivoletti


pp. 160, f.to 17×24, ill. b/n., 2003
ISBN 978-88-7246-598-1
€ 15,00
  Disponibile in ebook su Torrossa

 

La città ideale descritta nel Mondo savio e pazzo rappresenta una tappa significativa della tradizione rinascimentale dell’utopia e, al tempo stesso, il luogo piú celebre della produzione letteraria di Anton Francesco Doni (1513-74). Questo libro ne propone una lettura attenta alla ricchezza e alla complessità dei fenomeni in gioco: dal fondamentale rapporto, strutturale e semantico, con il modello (l’ Utopia di Thomas More), alle particolari tecniche compositive adottate dall’autore, alla densità dei riferimenti culturali e artistico-figurativi ricostruibili nelle profonde relazioni che intercorrono tra il testo e le immagini. In chiave parodica e burlesca, Doni premette e collega alla costruzione utopica il meccanismo dello straniamento, sviluppando in modo originale il tema dello scambio paradossale tra la saggezza (dell’ altra società) e la follia (del nostro mondo): la finzione letteraria viene cosí utilizzata come mezzo per capovolgere il punto di vista del lettore, per coinvolgerlo in quel “gioco” utopico già iniziato da More ad apertura del secolo. L’analisi di tali caratteristiche offre l’occasione per ripercorrere alcuni momenti salienti della ricezione europea dell’ Utopia latina, per individuare al suo interno precise linee di lettura e di riuso delle strategie retoriche e letterarie, per cogliere i nessi esistenti tra i diversi atteggiamenti interpretativi che guidano le prime traduzioni volgari dell’opera (in Germania, Italia e Francia) e le scelte che si verificano nella produzione utopica contemporanea.
Un gioco, quello dell’utopia, che nel Doni si estende alla dimensione visiva; due indagini sull’intreccio tra significati iconografici e valenze simboliche e culturali mettono a fuoco le immagini che “illustrano” la città ideale: l’una ripercorrendo a ritroso figure del corpo della città nella tradizione architettonica rinascimentale; l’altra confrontando luoghi delle opere doniane piú note e esplorando i segreti che azionano i circuiti memoria-invenzione, riuso iconografico-produzione del testo.

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